Artigianale…ma non per tutto

Ieri pomeriggio, vacanziero in terra ligure, intravedo all’ingresso di un bar la locandina che promuove una birra artigianale locale. Alla spina.
Non ci penso due volte, la conoscevo già in bottiglia (buona), e decido di provarla.
Niente nome, perché il produttore poco centra con questa storia.
Ordino così, al banco, una piccola ambrata.
Ahimé, il fusto è finito; la gentile signora al volo lo sostituisce ed al volo rapida rapida spilla la mia birretta, tutta di un fiato. Tenete a mente al volo.
La birretta è a dire il vero un poco (un poco tanto, un poco troppo) torbida; attendo un paio di minuti ma il boccale sembra sempre un piccolo stagno…bello denso, come si suol dire buono da tagliare con un coltello.
“Signora, mi sembra un po’ torbida. Non crede?”
E lei, con sguardo compassionevole della serie cosa sei entrato a fare nel mio locale se non puoi capire…, risponde beatamente “E’ una artigianale, non filtrata…”; “Lo so, resta però eccessivamente torbida. Penso che durante il cambio di fusto si sia smosso un po’ tutto ciò che riposava sul fondo…”; e lei, sempre compassionevole “le artigianali sono così; se preferisce gliela cambio con una bottiglia di industriale” (visto che proprio non vuoi capire…). Decido di arrendermi e di “degustarmi” così il poltiglione.
Morale della favola: oltre al danno la beffa, non solo ho bevuto male ma mi son preso pure dell’ignorante.
La spillatura è un’arte; chi non la conosce farebbe meglio a non cimentarsi con prodotti delicati e non così semplici da gestire.
Chi invece non conosce bene il prodotto che ha in mano, non si nasconda dietro Artigianale… a parte qualche pesciolino non abbocca più nessuno.

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